La prima cosa che acquisirai nella meditazione e il controllo dei sensi, lo Yoga sara' di sostegno al tuo corpo, quando la mente e' stabile, giunge automaticamente  la concentrazione, e in questa concentrazione la tua mente sara in pace. (Sathya Sai Baba) 

Storia e filosofia dello Yoga

dagli Yoga Sutra di Patanjali.

Lo Yoga e' una dottrina rivelata attraverso i Rishi, saggi che praticavano una vita di ricerca e austerita' allo scopo di trovare uno stato di equilibrio tra mente, corpo e anima al fine poi di porlo in equilibrio con l'ordine cosmico. Seguendo la filosofia dell'Advaita o non-dualità, "Tu sei Quello" (Tat tvam asi), dove Quello è la profonda Realtà, costante, identica a sé stessa, auto-evidente, indivisibile, infinita e situata al di là del piano causale spazio-temporale. Il primo filosofo a condurre un'esposizione sistematica dell'Advaita fu Gaudapada, che fu precettore del precettore di Sri Sankara. Un discepolo di Gaudapada era Govinda, il quale fu precettore di Sankara. A Gaudapada si deve l'insegnamento fondamentale dell'Advaita Vedanta nel celebre Mandukya Karika. Ma fu Sankara a esprimere la perfetta forma finale della filosofia Advaita e a perfezionarla fin nei dettagli. Chi si avvicini con attenzione ai commenti di Sankara alle Upanisad principali, al Brahama Sutra e alla Bhagavad Gita, arriverà a comprendere con chiarezza il contenuto della filosofia Non-duale.  L'insegnamento di Sankara si può riassumere in un solo verso: "Brahma Satyam Jagan Mithya Jivo Brahmaiva Na Aparah" Solo il Brahman Assoluto è reale; questo mondo è irreale; e il Jiva o anima individuale non è differente dal Brahman. Questa è la quintessenza della sua filosofia. L'Advaita insegnato da Sri Sankara è un rigoroso, assoluto monismo [non-duale]. Secondo Sri Sankara, qualsiasi cosa è, è Brahman. Brahman in Sé è assolutamente omogeneo. Tutte le differenziazioni e la pluralità sono illusorie

 

Quando parliamo di Yoga, di solito pensiamo alla pratica delle asane o Pranayama , tecniche di concentrazione o meditazione.

Questa, tuttavia, è una visione assai limitata degli obbiettivi, dei mezzi e della vera natura dello Yoga!

Lo Yoga, per come è inteso tradizionalmente, è un percorso spirituale che fornisce al praticante le tecniche e le conoscenze necessarie ad entrare in contatto e ricongiungersi con l'assoluto.
E’ una scienza pragmatica senza tempo che si è evoluta in migliaia di anni e riguarda non solo il benessere fisico dell’uomo, ma anche e soprattutto quello morale, mentale e spirituale. La sua pratica aiuta a sviluppare l’essere umano nella sua interezza.

Il termine Yoga deriva dalla radice sancrita yug, che significa “legare assieme”, “unire”; pertanto non è corretto considerarlo semplicemente come un esercizio!

Lo Yoga è la realizzazione dello stato per cui il soggetto (colui che cerca), l’oggetto (l’oggetto della ricerca) e l’atto della ricerca (la pratica) non sono più entità separate, ma sono un tutt’uno. In questo stato viene svelata la vera natura dell’esistenza. Secondo Patanjali, la mente razionale non può comprendere questa fondamentale Unità, infatti egli definisce lo yoga anche come citta vritti nirodha, cioè la “cessazione delle fluttuazioni della mente”. L’assenza di pensiero permette a “colui che vede di accettare il suo stato naturale”.

Ma come si può raggiungere questo stato di non pensiero?
Nei suoi aforismi, Patanjali sostiene che prima di tutto bisogna purificare i propri comportamenti e le proprie attitudini verso gli altri e verso se stessi. Inoltre si deve mantenere il corpo in salute e la mente allenata, in modo che entrambi siano pronti per la concentrazione e la meditazione.
Attraverso questi mezzi, si può avere esperienza diretta dello stato di Samadhi, la temporanea consapevolezza (non razionale) di Unione. 

 

Patanjali organizza questo percorso in otto stadi:

 

1)YAMA che rappresenta le qualita': Ahimsâ - la non violenza, un atteggiamento globale, onnicomprensivo rispetto a ciò che può «ferire l'altro» - l'uomo, l'animale, l'ambiente, tutte le cose che possono perdere la loro identità e la loro funzione. Dunque ahimsâ va ben oltre il concetto di «non uccidere»; bisogna comprendere che la freddezza nella comunicazione uccide tanto quanto un pugnale, che la crudeltà mentale è una grandissima forma di violenza così come l'indifferenza, una certa forma infida di ironia, il non saper ascoltare, non voler vedere. Poi Satya - la verità, sempre, in ogni momento. Lo stolto mente con facilità, esagera nei suoi racconti, lascia intendere cose diverse dalla realtà dei fatti e in definitiva mente a sé stesso perché si pone in una condizione diversa rispetto alle esigenze della sua stessa anima. Asteya - non solo non rubare! Ma nemmeno ricercare privilegi che non ci spettano, attenzioni particolari in virtù di una posizione sociale o economica che permetterebbe, in determinate situazioni, un salvacondotto, un lasciapassare, una bustarella. Brahmacharya - la continenza: una vita sessuale smodata che genera attaccamenti di ogni tipo è contro ogni forma di igiene mentale, la parola brahmacharya  significa «essere Maestri di sé stessi in Brahman». Semplicemente, il giusto distacco e l'atteggiamento appropriato in un piacevole aspetto della vita.
Aparigraha - il non possesso. Pensare di possedere qualcosa, o qualcuno, è pura illusione.Siamo nel bel mezzo di un grande spettacolo in cui ognuno di noi ha un ruolo, quello che ci siamo meritati grazie a tutto quello che abbiamo fatto o non fatto nelle nostre vite precedenti. Siamo gli attori, troppo spesso inconsapevoli del nostro ruolo.

2) NIYAMA rappresenta le quaita di SAUCA - la purezza, la pulizia del pensiero, delle intenzioni e anche dell'abito che si indossa, della nostra pelle e in generale del corpo. inquinanati dalla spazzatura dei pensieri abituali che affollano la mente e su cui di solito non si ha alcun potere di controllo, avvicinandoci alla meditazione osserviamo l'alba del nostro riscatto, la luce radiosa dell'Eterno che si fa strada. La meditazione dunque come panacea e come espressione di una Realtà vera, senza ambiguità. SAMTOSA- l'appagamento, contrario della frustrazione (sentimento assai diffuso che fa apparire l'erba del vicino sempre più verde). Samtosa rende assai bene l'idea di calma, di serenita accettando l'idea che non esiste un Dio capriccioso che fa e disfa le cose secondo l'umore del momento ma si capisca che la fortuna e la sfortuna non esistono e tutto deriva da un Principio Originario che è la matrice stessa della Vita, delle Coscienza. TAPAS - la fede, il fuoco ardente dell'Amore per il Divino che consuma e rigenera. Questa fiamma va mantenuta costantemente viva, a qualunque costo, ed è la base per una sana spiritualità fatta di gioiosa consapevolezza e di allegra condivisione con il prossimo piuttosto che di funeste pratiche autopunitive, di sacrifici non richiesti, di volti lividi e senza sorriso. SVADHYAYA - lo studio di sé e del Sé. Uno studio non in chiave psicologica ma logico e deduttivo. Qui possono essere di aiuto le biografie dei santi e degli illuminati, di coloro che hanno ottenuto la liberazione in vita: gli eletti! E ancora, comprendere il coraggio di queste grandi anime che non hanno voluto smarrirsi nella giungla dei senza dio e, pagando sempre prezzi altissimi, avendo annientato il proprio ego, si sono purificati al calor rosso dell'abnegazione, hanno superato sé stessi e hanno spezzato la ruota delle reincarnazioni. . ÎSVARA  PRANIDHANA - le resa: l'abbandono a Bramha (l'Assoluto) quale Ente Supremo, solo conoscitore della «Legge di causa ed effetto» e dunque il reggitore stesso della vita nella molteplicità delle sue espressioni. L'abbandono alla volontà suprema è la più alta forma di ascesi ed è ciò che contraddistingue il vero illuminato. Affrontare il proprio percorso spirituale secondo questo principio garantisce, senza ombra di dubbio, la conoscenza e la liberazione in vita.

3) HATHA YOGA  è una forma di Yoga basato su una serie di esercizi psicofisici di origini antichissime, originati nelle regiioni dell'himalaya. Benché sviluppatosi in tempi antichissimi all'interno del subcontinente indiano, dove la religione predominante era quella induista, la pratica dello yoga non è una pratica religiosa, né parte della religione induista, per questo ad oggi viene molto praticato anche in occidente e varie altre aree del mondo da persone di svariate religioni e provenienze sociali ed etniche. Insegna a dominare l'energia cosmica presente nell'uomo, manifesta come respiro, e quindi a conseguire un sicuro controllo della cosa più instabile e mobile che si possa immaginare, ossia la mente sempre irrequieta, sempre pronta a distrarsi e a divagare. in tal maniera lo yoga, influendo insieme sulla vita psichica e su quella fisica dell'individuo, che del resto pensa strettamente congiunte, si propone di compiere una revulsione immediata dal piano dell'esperienza quotidiana, umana e terrena, e di attuare con grande prontezza il possesso della più alta beatitudine. Gli Asana sono posture del corpo con le quali il praticante amplifica le caratteristiche e le attitudini mentali. Ogni postura fa confluire maggiore prana verso specifiche parti del corpo, irradiando le relative NADI(canali energetici) ed i CHACKRA(centri d'energia) interessati. Le posture, quindi, non sono soltanto complessi esercizi ginnici, bensì strumenti per incanalare l'energia nelle diverse parti del corpo. Perché la pratica di Asana venga eseguita correttamente è necessaria una giusta attitudine del praticante conforme alle otto membra descritte da Patañjali.

4)PRANAYAMA (controllo ritmico del respiro) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo Yogasutra di Patanjali. Insieme a Pratyhara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana(fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama ( controllo, estensione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro. Nei testi di Hatha Yoga in generale il termine Kumbhaka (da kumbha: brocca per acqua, calice) è usato per definire il  trattenimento del respiro. Quando il respiro viene trattenuto dopo una inspirazione, viene chiamato Puraka Kumbhaka . Quando viene trattenuto dopo una espirazione, viene chiamato Rechaka Kumbhaka.
La scelta di giusti modelli ritmici della respirazione profondi e lenti, rafforzano il sistema respiratorio, calmano il sistema nervoso e riducono la bramosia. La mente si libera e diventa un mezzo adatto per la concentrazione. L'emotività influisce sul ritmo del respiro e lo trasforma in rapido, poco profondo e incontrollato. Il controllo del respiro permette il controllo della mente. Dato che lo scopo dello Yoga è calmare e controllare la mente, lo Yogi apprende la tecnica del Pranayama per dominare il respiro, in modo da controllare i sensi, raggiungere così lo stato di Pratyahara e predisporsi per Dhyana.

 

IN REALTA' LA MENTE NON HA ESISTENZA , NON C'E'. LA LUNA RICEVE LUCE DAL SOLE, CIO' CHE NOI VEDIAMO E' IL RIFLESSO DEL SOLE, QUANTO VIENE SCAMBIATO PER MENTE E' LA LUCE RIFLESSA DELL'ATMA, IL SUPREMO SE' CHE RISPLENDE NEL CUORE.

(SATHYA SAI BABA)

5) PRATYHARA: ritrazione dei sensi dagli oggetti; astrazione dal mondo; isolamento sensoriale, il ritirarsi in sé stessi nel senso di distaccarsi dalla realtà esterna. Tale ritrazione non deve essere intesa come isolamento nel senso di porre una barriera fra sé e il mondo, ma come un cambiamento di stato nella percezione: si passa da uno stadio in cui le funzioni sensoriali sono dominate dai rispettivi oggetti dei sensi, a uno stadio in cui i sensi ne sono affrancati per permettere un'altra conoscenza, quella che deriva dalla propria coscienza.

6) DHARANA: la concentrazione e definita come "fissare la coscienza su qualcosa". Il termmine deriva dalla radice dhr "tenere stretto" . Patanjali non specifica su cosa convenga fissare l'attenzione , egli usa il termine desa" punto, regiione, parte".

7) DHYANA: il passo successivo e' quello della "contemplazione" o "meditazione", quietata la coscienza con l'esercizio della concentrazione, si giunge a uno stadio nel quale pur essendo vigile la consapevolezza, quest'ultima e' ininterotta, stabile e profonda. Il termine e' spesso tradotto con "Meditazione" , non si tratta di una forma di rimuginazione interiore: Dhyana e' contraddistinta da uno stato di coerente lucidita'.

8)SAMADHI : stato di grazia, esperienza diretta dell'unione tra il soggetto e l'oggetto, unione,  totalita' : assorbimento e concentrazione totale dello spirito; congiunzione con l'assoluto.